Il trading non è soltanto compravendita di azioni di società quotate in Borsa, ma anche transazioni che riguardano le materie prime. Tra queste uno dei più importanti è senz’altro il petrolio, attraverso la sua analisi, difficile perché di un bene altamente volatile, e lo studio dei suoi grafici dipende la capacità di anticiparne l’andamento e sfruttare i suoi movimenti.
La quotazione del petrolio
Il prezzo del petrolio, espresso in dollari statunitensi, è quotato sui due principali mercati finanziari tramite un’unità di misura che è rappresentata dal barile, un barile di petrolio grezzo corrisponde a una quantità di circa 159 litri.
Questi due mercati sono il NYMEX che ha sede a New York e l’ICE situato nella capitale britannica, entrambi sono aperti 24 ore al giorno, dal lunedì alla domenica, cioè praticamente sempre.
Il WTI è il greggio che viene scambiato a New York ed estratto principalmente nello Stato del Texas da qui prende appunto il nome (West Texas Intermediate), il Brent che quota nel mercato dell’ICE è il petrolio estratto dal Mare del Nord, mentre il primo quindi è il valore di riferimento statunitense, il Brent svolge la sua stessa funzione in Europa.
Oggi la quotazione del WTI al NYMEX è di 59,18 dollari al barile, in calo dello 0,19% rispetto a ieri, leggermente positivo è invece l’andamento del Brent sul mercato ICE cresciuto dello 0,09% rispetto a ieri e arrivato al valore di 67,67 dollari.
Come per ogni bene scambiato su un mercato finanziario ciò che decide il suo prezzo è la domanda e l’offerta del bene stesso e per quanto riguarda il petrolio l’interesse su di esso dà vita a forti fluttuazioni del suo prezzo e alta volatilità.
Nella realtà quando si acquista o si vende su questi due mercati non si parla più di barili, ma di scambi cartacei che avvengono quasi esclusivamente online.
Investire nel petrolio
Il petrolio, anche chiamato oro nero per la sua importanza e il suo inestimabile valore, influenza molto il corso delle borse, tra le materie prime è senza dubbio il bene più seguito dai trader.
Per gli investitori italiani la Borsa di Milano offre diversi strumenti, i certificates, i covered warrants e gli ETC, per cimentarsi nel mercato del petrolio. Inoltre si possono anche acquistare azioni di società petrolifere che naturalmente seguono spesso in modo molto preciso l’andamento del prezzo del petrolio. La più grande compagnia petrolifera al mondo per capitalizzazione è statunitense, la Exxon Mobile, in Italia le maggiori società quotate in Borsa nel settore del petrolio sono Eni e Saipem.
Nel corso degli anni la quotazione del petrolio ha prodotto grandi accelerate per poi subire drastici crolli, molti sono stati i fattori e le decisioni prese dall’Opec, l’organizzazione formata da 12 Paesi che sono i maggiori produttori di petrolio, che hanno determinato questo andamento volatile.
Negli anni ’60 il prezzo del petrolio si attestata intorno ai 2 dollari, per raggiungere e superare i 30 negli anni ’80 a causa della crisi avvenuta in Iran, più volte il valore ha raggiunto e oltrepassato i 100 dollari, come nel 2008 quando entrambi gli indici toccarono il loro massimo storico, il WTI a 147,27 dollari al barile e il Brent a 147,50. Dal 2001 infatti a causa della richiesta sempre maggiore di questa materia prima, in particolar modo proveniente dai Paesi dell’Asia, il prezzo non ha smesso di crescere e la produzione ha spesso faticato a restare al passo con la domanda, fino al 2016 quando l’eccessiva produzione di petrolio da parte dell’Arabia Saudita ha fatto nuovamente crollare il prezzo fino a 40 dollari al barile.
Prezzo e fattori che lo determinano
Come ogni bene scambiato su un mercato, il prezzo di ogni barile di petrolio è soggetto a oscillazioni che dipendono da molti fattori, il più importante è probabilmente la produzione del petrolio stesso. È l’Opec, l’organizzazione che racchiude i maggiori produttori di petrolio al mondo, a decidere la quantità giornaliera di materia prima da estrarre. Decidere per una contrazione della produzione fa naturalmente salire il prezzo e viceversa, ma è anche la domanda a determinarlo. Infatti una crescita delle esigenze di energia da parte di un Paese che è grande consumatore di petrolio può modificare in maniera importante il suo prezzo.
In ogni caso, oltre al fatto che dell’Opec non fanno parte due grandi produttori di petrolio come la Russia e gli Stati Uniti che quindi possono comportarsi come meglio credono senza vincoli dettati dall’organizzazione, subentrano anche altri fattori a determinare il prezzo del petrolio.
La scoperta di giacimenti nuovi, le condizioni politiche dei singoli Paesi produttori di petrolio, incidenti verificatesi nei centri di produzione, guerre, crisi economiche, l’andamento del dollaro che è la moneta attraverso la quale viene scambiato, sono tra le cause più importanti dalle quali dipendono le fluttuazioni del prezzo dell’oro nero.
Quando, grazie allo studio dei suoi grafici e del suo andamento nel passato, si è in grado di capire perché il prezzo del petrolio si è comportato in una certa maniera, sarà più semplice anticipare le mosse del futuro e trarre profitti dall’investimento nel petrolio.
Alcuni esempi
A partire dal 2011 e per tre anni, la quotazione del prezzo del petrolio si è mantenuta su valori stabili, come possano i vari fattori influenzarne l’andamento lo si può constatare concretamente proprio nel 2014, quando il prezzo del greggio ha praticamente subito un crollo del 50%.
Le cause che lo hanno determinato sono state essenzialmente tre. La crisi economica che ha portato un rallentamento nella crescita, ha contratto il consumo di petrolio e quindi la sua domanda è scesa, nello stesso tempo è invece aumentata la sua produzione, soprattutto negli Stati Uniti, che ha comportato un accumulo negli stock di petrolio, l’Opec dal canto suo non è intervenuto per ridurre la produzione dei Paesi aderenti e come risultato c’è stata un’impennata dell’offerta a fronte di una bassa domanda. E l’economia insegna che in questa situazione il prezzo scenda.
Dopo questa crisi il prezzo del petrolio è tornato a salire, grazie anche all’importante accordo raggiunto a Vienna nel 2016 dai Paesi dell’Opec che hanno deciso di tagliare la produzione di petrolio per far tornare in equilibrio il rapporto tra domanda e offerta. I risultati sono stati immediati e il prezzo del petrolio è tornato a sfondare dopo molti anni il tetto dei 50 dollari al barile.