Addizionali Irpef: che cosa sono

In Italia, tutti i soggetti produttori di reddito sono tenuti al pagamento dell’imposta IRPEF.
Istituita con la riforma tributaria con il D.P.R 597/1973, oggi è regolamentata dal Testo Unico delle imposte sui reddito n.917/1986
Lo scopo del Fisco italiano, sulla base dell’equità, era quello di introdurre una tassa progressiva onnicomprensiva diretta al reddito dichiarato dal contribuente.
Tenuto conto che l’IRPEF è la principale fonte di entrate per le casse dello Stato Italiano.

Sono produttori di reddito:
• residenti in Italia per risorse e reddito
• residenti all’estero ma con reddito maturato nei confini nazionali
• società di persone e capitali
• società semplici
• ditte individuali

Una peculiarità che contraddistingue la tassa è l’aliquota la cui percentuale aumenta, proporzionalmente, al reddito prodotto in un anno.

Quali sono i redditi soggetti all’IRPEF?
• Redditi fondiari
• Redditi da capitali
• Redditi da impresa
• Redditi da lavoro dipendente
• Redditi da lavoro autonomo
• Redditi diversi

Fanno eccezione i cosiddetti incapienti, coloro che per la “No Tax Area”hanno un reddito esente da obbligo fiscale, ovvero i pensionati al di sopra dei 75 anni con entrate complessive inferiori agli 8000 euro, e i lavoratori dipendenti il cui reddito è pari o inferiore a 8.174 euro.
L’aliquota specifica dell’IRPEF da applicare fa riferimento a cinque fasce di reddito e si computa al netto degli oneri deducibili e delle deduzioni spettanti.

1) reddito annuale 0-15.000 euro aliquota pari al 23%
2) reddito annuale 15.001-28.000 euro aliquota pari al 27%
3) reddito annuale 28.001-55.000 euro aliquota pari al 38%
4) reddito annuale 55.001-75.000 euro aliquota pari al 41%
5) reddito annuale più di 75.000 euro aliquota pari al 43%

Quanto pesa l’imposta sul reddito complessivo di un contribuente?

Dopo circa 40 anni dalla nascita dell’imposta IRPEF a pagarla sono i lavoratori dipendenti e i pensionati che contribuiscono per circa il 78% del gettito totale della tassa, tramite il prelievo diretto dalle buste paghe o dagli assegni dell’INPS.

Un contribuente medio ha un reddito imponibile di circa 15 mila euro, quindi dovrà pagare un’imposta pari a 3.450 annui.
La tassa se non supera l’importo di euro 51,65 non va pagata. Altra situazione se si eccede questo importo. Vi sono scadenze da ricordare, ovvero se l’acconto supera la cifra di 257, 52 si può dividere in due rate. La prima rata va pagata entro il 30 Giugno e deve corrispondere al 40% della cifra totale, la seconda a saldo, entro il 30 Novembre.

Parliamo di addizionale IRPEF

Le addizionali IRPEF, regionale e comunale, In Italia, sono una tassa tributaria aggiunta all’IRPEF, entrate in vigore con ART. 50 del d. lgs 15 Dicembre 1997 n.446. Ogni cittadino italiano lavoratore/pensionato che abbia un domicilio fiscale deve agli enti una aliquota aggiuntiva.
Naturalmente, sulla base dell’autonomia, Regioni e comuni, stabiliscono aliquote e criteri di esenzioni rispettando i limiti fissati dalla legge statale.

Le addizionali IRPEF sono fonti di entrate economiche per le regioni e i comuni italiani, soprattutto dopo che lo Stato ha tagliato i fondi destinati agli Enti locali per le spese. Una risorsa tributaria che regioni e comuni utilizzano per le necessità improvvise, per gli interventi ordinari e straordinari di manutenzione stradale e edilizia, per gli aiuti nel sociale.

Anche le addizionali IRPEF sono proporzionali al reddito dichiarato e l’aliquota di riferimento è differente da regione a regione e persino da comune a comune.

Addizionale regionale IRPEF

Precisato che l’aliquota dipende dalla regione e dal comune dove si vive, il contribuente vede prelevata la cifra direttamente dalla busta paga. Vi sono alcune regioni, come l’Emilia Romagna, che hanno determinato l’applicazione dell’aliquota regionale solo ai cittadini con un reddito annuo lordo superiore a 40.000 euro. In caso di necessità, e precisamente, quando le casse regionali o comunali dichiarano un bilancio in rosso, possono gli Enti, in totale autonomia, aumentare l’aliquote.

Lo Stato ha sì derogato agli Enti locali di determinare l’aliquota addizionale, ma ha anche stabilito un tetto massimo di percentuale.
Un contribuente può conoscere tutte le aliquote aggiornate sul sito della propria regione o del comune dove risiede.

Per esempio, il tetto massimo per le addizionali regionali è al 3,3%, mentre quelle comunali non possono superare 0,8%, questi criteri sono stati stabiliti dalla legge di stabilità. Un recente sondaggio ha evidenziato che quasi la totalità dei comuni italiani applica il massimo della percentuale dell’aliquota.