Brexit identifica l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea a seguito dell’esito del referendum del 23 giugno 2016. Finirà, al termine della procedura, la permanenza del Regno Unito nell’UE come previsto dall’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea.
Referendum popolare: cosa ha stabilito e cosa sta accadendo
Il 23 giugno 2016 si è svolto il referendum per decidere le sorti del Regno Unito nell’Unione Europea. A sorpresa l’esito di questo voto ha dichiarato il favore dei cittadini per uscire dalla stessa con una votazione di 51.9% contro il 48.1%. Nonostante questo referendum fosse di tipo consultivo e quindi non vincolante effettivamente per le scelte politiche, si è deciso di applicare la procedura. La Corte Suprema dunque si è espressa affermando la consultazione del Parlamento e la conseguente approvazione il 29 maggio da parte dello stesso di procedere come previsto.
Il 5 aprile 2017 il Parlamento europeo ha strutturato i dettagli e i limiti di questo negoziato d’uscita che coinvolge comunque tutti gli stati membri. Si sono svolti a seguire i negoziati d’uscita con l’abbandono da parte del governo britannico delle convenzioni adottate. Theresa May ha proposto l’uscire ufficiale del Regno Unito il 29 marzo 2019. Per ovvi motivi economici e di scambi è stato adottato un periodo di transizione, il termine quindi è slittato al 31 dicembre 2020. Il problema vero è stata l’impossibilità seguente di trovare un accordo che convogliasse la volontà di tutte le parti. Si sta ancora effettivamente discutendo della tempistica di uscita da parte della Gran Bretagna, cercando di trovare termini per un accordo che non vada ad intaccare la mobilità dei cittadini, il peso dell’economia sul mercato globale e lo stesso prestigio economico del Regno Unito.
Brexit quali saranno le conseguenze dell’uscita dall’Unione Europea
La tensione generale è ovviamente focalizzata su quello che accadrà ora e comunque conseguentemente all’uscita del Regno Unito dall’Europa. Ci sono diversi scenari possibili e se la situazione dovesse concretizzarsi ci saranno conseguenze per tutti i paesi. La speranza è infatti che la Brexit venga rimandata il più possibile o comunque cancellata, al fine di evitare agli altri stati membri la batosta economica di un’uscita di un paese chiave.
Il Regno Unito potrebbe infatti voler stipulare un nuovo accordo economico, ovviamente ha tutto il potere e il diritto di farlo ma questo potrebbe avere pesanti ricadute. Qualora invece decidesse di lasciare l’UE senza accordo il problema sarebbe enorme. Vorrebbe dire infatti far crollare l’economia, bloccare le compagnie aeree e i porti, frenare il commercio e intaccare il sistema mondiale. Ulteriore prospettiva è ovviamente quella di cancellare tutto e rimanere nell’Unione Europea rinunciando alla Brexit.
Brexit e politica: gli scenari possibili a livello internazionale
David Cameron e George Osborne avevano figurato per l’uscita dall’UE una forte crisi che avrebbe intaccato in primo luogo l’economia del Regno Unito facendo salire la disoccupazione, creando tagli alla spesa e in generale un clima di emergenza. Difatti il giorno dopo il referendum la sterlina e crollata ed è ancora in perdita. Tuttavia il quadro generale per l’economia del paese non è assolutamente quello previsto, da quando è stato fatto l’annuncio c’è stata una crescita per l’economia britannica che attualmente è seconda solo alla Germania. L’inflazione è salita, la disoccupazione è diminuita, scendendo ai minimi storici di 4.8%, l’aumento dei prezzi delle case è sceso. I dati ufficiali quindi riportano uno scenario molto diverso da quello previsto.
Il primo ministro Theresa May ha chiarito che la Gran Bretagna lascerà con un accordo vantaggioso o senza accordo. Questo potrebbe essere un problema per il mercato unico con maggiori controlli e quindi rallentamenti commerciali, tasse extra e perdita di possibili diritti da parte di cittadini che vivono in Gran Bretagna e viceversa. Un apposito dipartimento è stato creato per negoziare un accordo sulla Brexit, gli uomini che lo compongono sono i Three Brexiteers e dovranno definire i nuovi accordi internazionali, anche se l’ultima parola spetterà comunque al primo ministro.
Molti si chiedono quali saranno le sorti di quanti negli ultimi anni si sono trasferiti nel Regno Unito per lavorare. Per tutti gli europei che hanno un permesso di soggiorno permanente e che vivono quindi da cinque anni nel paese non dovrebbero esserci problemi. Per gli altri è tutto da vedere, dipende infatti se la Gran Bretagna scelga o meno di trovare e adottare un permesso di lavoro simile a quello varato anche da altri stati che si applica ai cittadini che vogliono lavorare nel paese.
Brexit: cosa bisogna aspettarsi nei prossimi mesi
Sul piano politico potrebbe esserci una profonda crisi politica, i partiti di estrema destra in tutta Europa hanno giovato di questa decisione e hanno preso potere proprio grazie allo scardinamento dell’Unione. Questo vuol dire nel complesso che, anche se la destra non salirà in tutti i paesi, vedremo comunque uno scenario di prevaricazione. La politica del contrasto all’immigrazione è la tangibile presenza di quanto sopra.
Altro problema è la conseguenza finanziaria che tutto questo porterà, le borse mondiali hanno risentito dell’annuncio e continueranno a farlo. Tutti i mercati singoli ne risentiranno e le prospettive per i paesi meno floridi potrebbero essere devastanti.
Le conseguenze commerciali saranno certamente di insicurezza, il Governo May infatti non è sicuro di voler rompere il mercato unico con l’Unione Europea, questo sarebbe deleterio per tutti. Si potrebbe avere un’ostilità nei confronti della Gran Bretagna da parte degli investitori che potrebbero scegliere di non investire più nell’economia inglese.
Quello che è certo ora è che non ci sarà un nuovo referendum come era stato annunciato. Berlino non si espone (anche se per la Germania una vera uscita dell’UE della Gran Bretagna sarebbe micidiale in termini commerciali), Parigi pressa Londra per una questione doganale ed economica (perderebbe tantissimo sull’asse egemonico a livello internazionale). Il termine fissato per la Brexit è ormai agli sgoccioli, tuttavia se l’accordo non sarà approvato ci sarà uno slittamento e in questo caso il rinvio potrebbe essere a lungo termine.